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L’accordo tra UE e Turchia, in base al quale la Turchia è un Paese sicuro per i rifugiati e quindi tutti coloro che arrivano in Grecia dopo il 20.3.2016 rimangono in detenzione in attesa di essere rimandati in Turchia, è stata la conferma della volontà politica del governo di dichiarare indesiderati i rifugiati. Fino ad allora la loro presenza era tollerata con la prospettiva che avrebbero continuato il loro viaggio irregolarmente verso altri paesi dell’UE ma, quando questo è diventato impossibile in seguito alla chiusura delle frontiere con la FYROM, allora è stato mandato il chiaro messaggio che chi non annega arrivando dalla Turchia, dovrà essere rispedito là. Cosa importa se la Turchia giorno dopo giorno si sta tramutando da stato militare in regime ufficialmente dittatoriale? Cosa importa se nonostante i rapporti delle organizzazioni internazionali che segnalano le violazioni e la mancanza di garanzie per i diritti dei rifugiati in Turchia, quest’ultima è stata definita “Paese sicuro”?

I rifugiati detenuti in attesa di essere riammessi hanno però fatto appello contro i verdetti che hanno rigettato come inammissibili le loro domande di asilo. I primi verdetti “fuori linea” delle Commissioni di Appello hanno colto di sorpresa il ministro competente, che è stato interrogato da Bruxelles su “come (la Commissione di Appello) sia arrivata a questa conclusione” per il primo verdetto positivo. Le risoluzioni successive hanno dimostrato chiaramente che la “linea politica” dell’accettazione della Turchia come paese sicuro per i rifugiati non ha riscosso l’interesse delle Commissioni di Appello indipendenti.

In queste circostanze sospette, è stato presentato urgentemente in Parlamento un emendamento per modificare la composizione delle Commissioni di Appello. In 24 ore l’emendamento è stato ritirato, ripresentato e approvato. Questo emendamento prevede che due su tre dei membri della Commissione saranno giudici amministrativi nominati dal Commissario Generale del Territorio (e non della Custodia Generale come erroneamente scritto nell’emendamento) dei Tribunali Amministrativi Ordinari. Le Commissioni – con i giudici che ne faranno parte – renderanno conto al Ministro degli Interni, fatto in contraddizione con il presunto obiettivo del governo di attribuire un carattere giurisdizionale alle Commissioni di Appello.

A cosa serve questo improvviso cambiamento, quando la leadership politica elogiava l’indipendenza delle Commissioni e l’efficienza del modello stabilito dalla L 3907/2011 sulla composizone dell’Autorità di Appello? A cosa serve modificare la composizione delle Commissioni? Come mai è diventato all’improvviso necessario l’instauramento di due funzionari giudiziari, quando le Commissioni di Appello del DpR 114/2010 che esaminano gli appelli dei richiedenti asilo per essere riammessi, sono composte da avvocati ed esperti scelti con una procedura di cui nessuno fin’ora ha mai dubitato?

La risposta è ovvia e si ricollega al fatto che ormai i verdetti delle Commissioni non sono più bene accette. Ciò che però ci preoccupa maggiormente è la convinzione irrazionale del governo che i funzionari giudiziari emetteranno verdetti soddisfacenti, considerando la Turchia come Paese sicuro.

Dichiariamo la nostra completa opposizione a questo emendamento funzionale alla fedele applicazione dell’accordo UE-Turchia.

Dubitiamo apertamente della legalità della composizione di una tale commissione, in quanto i suoi membri – funzionari giudiziari non verranno estratti a sorte, ma saranno scelti con criteri non noti o controllabili.

Assicuriamo al governo che nessun inganno gli permetterà di garantire l’applicazione di un accordo sfacciatamente illegale; l’unica cosa che riuscirà a fare sarà danneggiare completamente il sistema di attribuzione della protezione internazionale, e riportarci all’epoca in cui la Grecia non veniva considerato un Paese sicuro per i rifugiati.

Gruppo di Avvocati per i Diritti dei Rifugiati e dei Migranti

Atene, 17 Giugno 2016

Fonte: omadadikigorwn.blogspot.gr

Traduzione di AteneCalling.org